Eridano, il Po | Diorama Primavera @Riserva Naturale Orientata della Parma Morta, Sorbolo Mezzani, 26-27.04
Il Diorama Primavera è la terza e penultima tappa di "Eridano, il Po": un workshop relazionale di due giorni per una coreografia collettiva tra le aree golenali rinaturate.
ERIDANO, IL PO è una newsletter e un progetto a cura di Piergiorgio Caserini, Luca Boffi e Camilla Romeo.
Eridano è uno dei nomi del fiume Po. Ci è stato detto da un navigante, uno spirito tutelare di queste acque. ERIDANO, IL PO è il titolo del progetto artistico con cui esploreremo le Basse e le sponde tra Pavia, Piacenza, Sorbolo e Mantova, lungo il Po per un anno intero.
Sabato 26 e domenica 27 aprile si svolgerà nella Riserva Naturale Orientata della Parma Morta, in provincia di Sorbolo Mezzani, Nascosti tra le erbacce: il terzo momento pubblico dell’opera “Eridano, il Po”. Il workshop relazionale vedrà una serie di azioni di compagnia, un tributo al gioco, e occuperà due giorni e una notte tra le aree golenali rinaturate nei pressi della nuova lanca, in collaborazione con il Comune di Sorbolo Mezzani, la fotografa Francesca Marengo e con il patrocino di Parchi del Ducato.
12 posti disponibili.
Per iscriversi mandare una mail a eridanoilpo@gmail.com con oggetto “PARTECIPAZIONE DIORAMA PRIMAVERA” e il numero di persone.
La prima volta che venimmo nell’area golenale di Sorbolo Mezzani, nella Riserva Orientata della Parma Morta, tra ettari ed ettari di pioppeti c’era un ampio appezzamento di terra rivoltata e fangosa, tutta battuta dal sole. Era un sabato di settembre, e non una chioma s’alzava al cielo: le cataste di centinaia di tronchi giacevano inerti come muri, ben riposte agli angoli della sterrata. Passammo in un corridoio di ruspe ed escavatori, riposti immobili e in fila ordinata, e poco più avanti il suolo s’apriva in un lungo corridoio trapezoidale, con due paratie dolcemente inclinate che proseguivano aggirando la fitta golena. Non ne vedevamo la fine, ma sapevamo che nascosto oltre gli alberi correva il Po. Questo una volta era un bosco, e quel giorno trovammo un cantiere. Davanti a noi v’era l’inizio di una lanca, vale a dire una di quelle brevi diramazioni dei fiumi che solitamente s’aprono e chiudono in fretta, facendo di lingue di terra boscosa delle isole sottili. Capimmo allora che presto quella terra brulla e spianata sarebbe diventata un secondo bosco, e quel corridoio un colmo d’acqua in cui il Po si sarebbe infilato.
Quel che s’impara, vedendo questi paesaggi, è una certa nozione di tempo. Lungo e profondo e inesorabile, che più che far memoria produce una specie di oblio. Si coglie al volo un’intenzione da cui muove tutto un ambiente, che gli sta sottesa, sapendo che presto niente di tutto quello sarà più visibile. Si capisce allora che ciò che è non sempre sarà. Che, ancora, come scrisse Barry Lopez nel suo libro testamentario Horizon, «La natura profonda di ogni luogo non è la trasparenza, ma l’oscurità».
Per certi aspetti, vedere è un gioco di apparenze prese per certe, un incantesimo che appioppa reale al mondo, ammantato di un ché di allucinatorio. Ma in quel paesaggio raso e brullo e meccanico, quel che si vede è uno dei caratteri intrinsechi della pianura: sotto l’erba, dietro le foglie e dentro la terra, in un “prima” tutto questo fu cantiere, progetto di terra scossa e incisa da vanghe e badili e ruspe.
Si sa allora che c'’era un fiume prima del fiume, una terra prima della terra, un bosco prima del bosco. Nascosti nelle garzaie, gli aironi vivono il loro giardino, dimentichi che quel bosco derelitto, con i suoi tronchi, i suoi laghi e i suoi fiori, sia un’invenzione di appena qualche decennio fa. Nascosti tra gli argini, i fiumi scorrono come sempre, anche se sempre non fu così, e tutto questo si nasconde al lavorio dell’occhio, al quale in fondo basta spesso una semplice chiamata per correre all’orizzonte o soffermarsi tra i verdi dolci che di tanto in tanto si gonfiano nel cielo.
Sono rari i momenti in cui si vede così questo paesaggio. Un giorno che sarà come ieri, chi vedrà questa lanca potrà non sapere mai ch’essa è stata un cantiere di ruspe e stivali e mani. Che essa fu voluta ed edificata, e infine nascosta. Ciò che troverà sarà un bosco, una golena, altre garzaie e altri aironi, e ognuno di questi nasconderà a modo suo quell’ampio spiazzo di terra brulla, nudata e rivolta al cielo che era.
Nascosti nella sterpaglia, ci sono infiniti cantieri. Sempre qualcuno s’acquatta dietro al paesaggio, sotto ai campi e alla fitolacca, dentro le radici dei pioppi, negli argini e nelle scodate dei fiumi, ed è questo che faremo nei due giorni che ci aspettano: imparare a nasconderci dietro al paesaggio, gattonando all’ombra dei fili d’erba.
Piergiorgio
PROGRAMMA
I partecipanti dovranno munirsi di tenda, sacco a pelo e materassino. Sono consigliati indumenti sportivi, stivali, lampada frontale, le attività si svolgeranno nei campi e lungo il fiume, saremo a contatto con acqua, terra, fango ed erba.
Sabato 26
Ritrovo in stazione FS a Parma alle 10:30.
Partenza con pullman gratuito verso la Riserva Naturale Orientata della Parma Morta.
Inizio delle attività.
Pranzo al sacco.
Attività diurna.
Sistemazioni del campeggio notturno.
Attività notturna.
Domenica 27
Attività all’alba.
Colazione.
Attività diurna.
Ritorno presso la stazione FS a Parma alle 16:30.